domenica 12 agosto 2012

NOI GENERAZIONE PERDUTA? NON PERMETTETEVI...

Appartengo a quella generazione, forse l'ultima, che ha fatto tilt giocando a flipper, che metteva le monete nel juke box per sentire la musica nei bar della spiaggia con le sedie in plastica, che si metteva in coda con i gettoni per chiamare alla cabina pubblica, che sa cosa si può fare con una audiocassetta ed una matita insieme: insomma una generazione non digital native. Ma amo da morire la tecnologia: se potessi fare da cavia e testare su di me l'impianto di un tablet sul palmo di una mano lo farei. Non appartengo quindi ai nostalgici del bel tempo che fu: penso che adesso, nonostante tutto, si stia meglio di venti o trenta anni fa. Che ora i bambini viaggiano sui seggiolini o non in braccio alle mamme (almeno dovrebbe essere così), che i morti sulle strade sono meno, che non si muore di Aids come un tempo, che oggi la medicina è migliore di una volta. Ma una comunità che ha smesso di ricordare o meglio che ricorda solo per avere la consolante nostalgia del bel tempo che fu senza slancio per il futuro è destinata ad essere marginale, involuta e alla fine a sparire. Dobbiamo avere la capacità e la grazia di non voler dimenticare la storia e quello che questa ci può insegnare. Aprendoci al futuro e alle nuove possibilità con il rispetto di quello che siamo stati come comunità, stato, paese. La generazione dei trentenni e quarantenni (noi) non siamo perduti e non dobbiamo permettere che nessuno lo dica o lo pensi. Dobbiamo riprendere in mano i nostri talenti, le nostre virtù e sperare. Avere l'ottimismo della volontà: sapere che un mondo migliore è possibile e che non di solo spread vive l'uomo. Vogliono addormentarci, precarizzarci, escluderci: non ci riusciranno se sapremo ridare al merito il posto che gli spetta, se sapremo riappropriarci di parole quali sacrificio, dedizione, impegno, costanza ed onestà. Sapremo allora fare di una stella cadente l'inizio di un desiderio e non la fine di una luce.